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Posta al di fuori della porta omonima, con il portichetto antistante era un punto di sosta quasi obbligato per chi entrava ad Alvito dalla parte di Sora. Costruita nel XVIII secolo, è stata cappella della famiglia Ferrante. Ha una volta a botte sulla piccola navata, e una cupola all’incrocio con il transetto, sopraelevato di un gradino e separato da una balaustra. Il portale riquadrato da una cornice di pietra risalta sull’intonaco della facciata.
Chiesa parrocchiale del rione Colle, esisteva sin dal 1078 e, insieme alla chiesa di S. Simeone, fu il nucleo intorno a cui si accrebbe l’abitato della “valle” di Alvito. Nel 1632 era sede della compagnia di S. Carlo, con «l’abbate parroco di annui scudi cento venti, e tre cappellani» (G. P. M. Castrucci); distrutta da un terremoto nel 1634, fu riedificata nel 1682 dal duca Tolomeo. La liscia facciata ha un portale di ingresso con timpano triangolare e due pilastri addossati, terminanti con una piramide, che si concludono prima di congiungersi con il cornicione, rettilineo sui lati e curvilineo nella parte centrale, che incornicia una finestra rettangolare posta in asse sul portale. Un timpano mistilineo con rosetta centrale di stucco completa la facciata. Altre due finestre rettangolari, adiacenti ai pilastri, sono state probabilmente aperte nel sec. XIX. La campana maggiore reca la data 1304.
Posta al di fuori della porta omonima, con il portichetto antistante era un punto di sosta quasi obbligato per chi entrava ad Alvito dalla parte di Sora. Costruita nel XVIII secolo, è stata cappella della famiglia Ferrante. Ha una volta a botte sulla piccola navata, e una cupola all’incrocio con il transetto, sopraelevato di un gradino e separato da una balaustra. Il portale riquadrato da una cornice di pietra risalta sull’intonaco della facciata.
Ricordata da G. P. M. Castrucci come chiesa della Madonna « da piè le case», chiude a sud il rione Ospedale, in prossimità della scomparsa porta Ricci, uno dei due accessi meridionali al paese. Piccola aula rettangolare, ha la facciata incorniciata da due paraste, con un timpano triangolare sul portale sormontato da una finestra semicircolare.
Il Convento di San Nicola è un ex convento dei francescani conventuali della città di Alvito, di origini cinquecentesche, ma con rifacimenti settecenteschi, a cui è annessa l’omonima chiesa. È oggi un edificio pubblico, per buona parte di proprietà dell’amministrazione provinciale di Frosinone, con all’interno un istituto tecnico statale per l’agraria, mentre la chiesa appartiene al “Fondo edifici di culto” che afferisce al Ministero dell’interno. L’edificio fu costruito del 1516 con le rendite della chiesa di Santa Maria del Campo, prepositura benedettina nella Valle di Comino, ricondotta da allora all’amministrazione cittadina alvitana. Il convento fu edificato fuori dalle mura, alle pendici del colle su cui giace la città, su una propaggine che si spinge nella sottostante piana di Alvito. Viene citata la sua ricchezza, testimoniata anche dalla sontuosità dell’edificio. Ampliato e restaurato nel 1720, nella seconda metà del XVIII secolo il pontefice Clemente XIV, che vi aveva passato un anno come maestro dei novizi, lo fece arricchire e ornare di numerose opere d’arte, tanto che fu chiamato “il piccolo Montecassino”. Le strutture architettoniche presentano forme artistiche vicine al tardo-barocco romano o barocchetto. Di interesse artistico nell’edificio si ricordano il chiostro, rimaneggiato dopo recenti restauri, e un bel portone d’ingresso. La chiesa, ad una sola navata, è posta al lato settentrionale dell’edificio. Custodiva un tempo due quadri di Raffaello.
Costruito nel 1516 con fondi in parte provenienti dalle rendite di S. Maria del Campo, si trova fuori le mura al di sotto della vecchia piazza del mercato, e prima della costruzione della strada carrabile vi si accedeva solo dalla scalinata che parte dalla chiesa di S. Simeone. Nel 1574 era già «ricchissimo» (G. Prudentio). Nel ‘700, in seguito ai grossi danni riportati per un terremoto, fu fatto restaurare integralmente da Clemente XIV, che lo dotò anche del coro di legno intarsiato. La chiesa ha una sola navata coperta a botte, e una facciata, sporgente rispetto al filo del convento, incorniciata da lesene e divisa da una cornice marcapiano in due ordini: quello inferiore con il portale e due finestre laterali, quello superiore con tre finestre, di cui la centrale dà luce alla cantoria, coperta da volte a crociera. Nella chiesa si trovano due quadri di Raffaello, uno nella cappella dei Letteratis e l’altro in quella degli Elvino, successivamente portati via. Chiesa e Convento avevano nel 1632 una rendita di mille scudi annui.
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